mercoledì 8 settembre 2010

Fausto Romitelli: il compositore come virus di Empedocle70, terza parte


La lezione che Romitelli porta avanti rispetto a Grisey e gli spettralisti è quindi quella del mantenimento della centralità del suono, sebbene la sua proiezione appaia assolutamente distorta, cioè deformata da un approccio alterato dei rapporti sensoriali. Un vero viaggio psichedelico al centro di una vibrazione da parte del compositore-artefice che diventa "virus", sostanza psicotropa di un rapporto alterato. L'immagine ci viene suggerita dallo stesso Romitelli in un breve, ma illuminante saggio dal titolo Il compositore come virus (presente nel già citato Il corpo elettrico). In poche righe si illustra la realtà del presente della musica contemporanea come luogo di "sopravvivenza alla periferia dell'impero culturale", come inevitabile frutto di un rapporto obbligato con l'intero panorama mediatico - citando James Ballard: "dovremmo immergerci in questo magma di elementi distruttivi e cominciare a nuotare" -, come figlio di tecnologie che liberano il suono emancipando il rumore ("comporre il suono anziché con il suono"), infine come esito di una riflessione sull'intero universo sonoro che comprende anche, e in maniera non puramente accessoria e ornamentale, musica techno e rock. Una presa di posizione importante quella raccolta in questo saggio di presentazione del 2001, del quale si consiglia un'attenta lettura soprattutto a chi parla spesso a vanvera di sedimentazioni culturali e nuovi scenari sonori.
Un altro virus determinante si chiama An Index of Metals e si tratta di una video-opera scritta da Romitelli nel 2003, in tempi accelerati probabilmente dall'acquisita consapevolezza della fine imminente. Si tratta di una composizione complessa, composta in 12 movimenti per voce femminile ed ensemble strumentale, arricchito quest'ultimo da una gran mole di elettricità ed elettronica. I frammentati testi poetici in inglese sono opera dell'istriana Kenka Lèkovich, mentre le allucinate immagini digitali appartengono al video artista (e compositore) Paolo Pachini e a Leonardo Romoli. L'organizzazione è quella di una sorta di suite che lega le proprie parti attraverso degli intermezzi costruiti sui campionamenti ("techno intermissions") di frammenti presi a prestito dai Pan Sonic Suoni glitch a volte statici, a volte ritmici, che si sciolgono nell'elaborazione del brano a cui vengono affiancati. Ad esempio la frequenza acuta del primo intermezzo viene ripresa da un disegno discendente degli archi che prelude al sognante ingresso della voce femminile ("shining, growing"). Quanto le parti si compenetrino e vivano in perfetta simbiosi ci dice molto della capacità manipolatoria di Romitelli nell'integrare all'interno del suo linguaggio materiali apparentemente "estranei" e di come riesce sempre a farlo in modo che la cosa appaia come assolutamente naturale. Anche la voce femminile utilizzata (nel caso della registrazione Cyprès quella seducente del soprano Donatienne Michel Dansac) sfugge a ogni preimpostazione di tipo lirico, nonostante la tentazione per un compositore di stampo accademico possa essere sempre molto forte. Una voce che sa muoversi in sintonia con il testo poetico senza apparenti costrizioni, a volte entrando anch' essa nel vortice della distorsione attraverso una presenza che ha infinti rimandi con il mondo popular nel suo complesso.






- prima parte
- seconda parte
- terza parte
- quarta parte

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