Che personaggio Leonard Bernstein! Grande direttore di orchestra e compositore, personaggio pubblico carismatico e abile manipolatore dei media. E’stato anche un personaggio politico serio e motivato o solo un “radical-chic”, un rivoluzionario da salotto,come lo aveva definito la penna al vetriolo di un caustico Tom Wolfe?
Il saggio di Barry Seldes riapre la questione, presentando Bernstein con un volto nuovo, decisamente più umano rispetto all’immagine folgorante e scintillante di “Lenny”, genio musicale di successo.
Ne esce il ritratto di un uomo, un uomo come tutti, con le sue passioni, le sue paure, le sue incertezze, un uomo perfettamente calato e inserito in un contesto storico e sociale (l’America che va dagli anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni ’90 di George Bush padre) caratterizzato dalle angherie della destra americana, dal clima plumbeo della guerra fredda, dalla fobia comunista, dalle lotte di razziali e di classe, dalla caccia alle streghe del Senatore McCarthy e dall’ingerenza dell’FBI di Edgar Hoover.
Anni difficili in cui Lenny aveva rischiato più volte l’incriminazione per le sue posizioni politiche dichiaratamente anti fasciste e progressiste. Iscritto nella lista nera e poi da essa cancellato, il libro documenta con precisione e dovizia di particolari e documentazione, la travagliata esistenza di Bernstein, le difficoltà, gli accanimenti contro di lui dell’FBI, il desiderio di dichiararsi pubblicamente come omosessuale, le persecuzioni.
Seldes dimostra una bravura non indifferente nel riuscire a coniugare l’efficace e efficiente lavoro di “topo di biblioteca” nel vagliare, selezionare e pubblicare la mole di documentazione a sostegno del libro, con la sensibilità nel disegnare l’immagine privata di Bernestein, i suoi desideri, le sue ambizioni, unendole alla rappresentazione della società e della politica americana a quei tempi.
Tempi di lotte, soprusi, rivolte. Di speranze, ideali. Gli omicidi di Martin Luther King e di John Kennedy, il revanscismo dei Repubblicani, il tramonto dell’American Dream, la guerra in Vietnam.
Ne emerge l’immagine di un uomo di forti ideali, costantemente tormentato come persona e come artista, bramoso di imporsi come compositore, impegnato in prima linea in cause difficili e politicamente scomode e impopolari, dal sostegno alle lotti per l’eguaglianza razziale fino alle preoccupazioni e al sostegno dello stato di Israele.
Il libro si conclude con un capitolo in cui l’autore cerca di rispondere alla domanda perché Bernstein non riuscì mai a creare quell’opera sociale e politica definitiva, quella “grande opera americana” che lo avrebbe definitivamente consacrato nell’olimpo degli artisti e soddisfatto quel desiderio di una musica in grado di elevare la musica statunitense al pari della musica colta europea.
Bernstein morì con questo grande rimpianto: non lo permisero la situazione politica, la grande paura rossa, la caccia agli omosessuali, una carriera intensissima tra composizione direzione, la mancanza di un libretto adatto allo scopo, la divisione e la scomparsa dei movimenti progressisti, l’assenza di un pubblico adatto …? Per sapere la risposta o le risposte trovate da Seldes non mi resta che invitarvi alla lettura di questo saggio di eccellente livello che si legge tutto di un fiato.
Concludo complimentandomi con la traduttrice Francesca Cosi per l’eccellente lavoro svolto.
Nessun commento:
Posta un commento