mercoledì 3 marzo 2010

Intervista con Fabrizio De Rossi Re, seconda parte



Come affronta da compositore il difficile compito di scrivere per strumenti che non suona o ensemble che non conosce a fondo? Quale approccio segui per comporre? Usi il computer o preferisci un approccio più “tradizionale”? Scrivi su pentagramma o ricorri ad altre sistemi come diagrammi, disegni etc.?

Non è necessario saper suonare uno strumento per poter scrivere la musica per quello stesso strumento.. Nessun compositore suona tutti gli strumenti, di solito anzi ne suona male uno solo.. Certamente capita ogni tanto di dover scrivere per strumenti poco conosciuti e il segreto per trovare soluzioni strumentali possibili è quello di poter collaborare strettamente con l’esecutore. Nel 2010 ad esempio, tra gli altri lavori, dovrò scrivere per la prima volta per il mandolino, e in un’altra occasione per un organo portativo antico..
Io ancora scrivo la musica con la matita sul pentagramma.. e mi riprometto sempre di imparare ad usare i sistemi più diffusi di scrittura musicale sul computer, ma per abitudine e pigrizia rimando sempre.. Per fortuna ho un editore e dei complici che trascrivono poi la mia musica con il computer altrimenti in poco tempo sarei un compositore in via d’estinzione.. Dipendo da loro al momento, poi forse mi estinguerò..

So che lei ha studiato con Salvatore Sciarrino e Luciano Berio .. che ricordi ha di loro, dei loro insegnamenti, della loro poetica musicale? Confesso la mia più totale ammirazione per i due libri di Berio: “Intervista sulla Musica” e “Un Ricordo al Futuro” … era sempre così acuto e brillante nelle sue analisi musicali?

Ho conosciuto le due grandi personalità in momenti molto diversi della mia vita. Sciarrino, conosciuto quando avevo poco più di vent’anni, è stato per me un maestro che mi ha fatto capire quale e quanta dedizione ci vuole per fare questo mestiere.. Quanto impegno costante è richiesto in ogni pensiero e in ogni momento della giornata.. Sciarrino è in grado di dare una grande lezione di composizione in qualsiasi momento, con una frase profonda e repentina, anche attraversando la strada.. E’ un grande maestro a tutto tondo come potevano essere alcuni grandi artisti del Rinascimento.
Con Berio, conosciuto invece a Roma pochi anni prima della morte, ho avuto un rapporto diverso basato intanto su una reciproca grande simpatia epidermica.. Una volta guardando un mio lavoro mi disse improvvisamente fissandomi negli occhi deciso come solo lui sapeva fare “..sai perché mi piace il tuo lavoro ?.. perché tu Fabrizio ti diverti con la musica..” ed io questa frase la custodisco nel cuore, commovendomi al ricordo, perché in effetti non ho fatto altro che divertirmi..


Lo stesso Berio nel suo saggio “Un ricordo al futuro” ha scritto: “.. Un pianista che si dichiara specialista del repertorio classico e romantico, e suona Beethoven e Chopin senza conoscere la musica del Novecento, è altrettanto spento di un pianista che si dichiara specialista di musica contemporanea e la suona con mani e mente che non sono stati mai attraversati in profondità da Beethoven e Chopin.” … si riconosce in queste parole?


Certamente condivido fortemente questa frase di Berio.. Non allargare l’orizzonte dal passato al futuro o dal futuro al passato è certamente per un musicista un limite grave.. un limite dettato spesso dall’ignoranza culturale più che dal gusto musicale.

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