lunedì 18 gennaio 2010

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte prima



"Dal suono di un monocorde, i Pitagorici hanno dedotto un universo".

Con queste parole, lo storico e scienziato Thomas Levenson ha definito e sintetizzato uno dei più grandi salti nella fede mai realizzati nella storia della civiltà occidentale. Nel sesto secolo a.C., un culto solitario dall'isola greca di Samos, probabilmente guidata da un fanatico genio della matematica, mise a punto un sistema di accordatura musicale che basava la propria esistenza sulla dottrina ermetica secondo cui tutto quello che quello che è successo in alto deve anche avvenire al di sotto. Dato che i pianeti, il sole e la luna sono di così vaste dimensioni, essi ritennero che dovendo produrre un suono a dir poco onnipotente mentre galleggiava sulle loro orbite assegnate attraverso lo spazio, e la regolarità dei loro moti celesti suggeriva che i loro rumore si sommavano fino a formare una sinfonia celestiale, una Musica delle Sfere, che amplificava la voce di Dio e che forniva un percorso sonoro che definiva l'ordine del cosmo. Un sistema di proporzioni armoniche, derivato esperimenti di fisica acustica, forniva l’incontrovertibile verità aritmetica della loro fede. Il sistema solare era stato da loro mappato in modo efficace attraverso la musica e la musica celeste ineffabilmente risuonava intorno ai loro cosmi.

Nel mondo antico l'idea che quando i musicisti suonavano lo facessero per esprimere se stessi era un concetto completamente estraneo e alieno. Il musicista o il cantante era un anonimo servo della o delle divinità, i suoni che lui o lei non erano una mera rappresentazione della Verità Cosmica, ma letteralmente suonavano con quella Verità. Anche nell’ultimo secolo e nel nuovo millennio il monocordo di Pitagora ha continuato a inviare brividi lungo la spina dorsale della musica moderna, rappresentando una sorta di solido platonico con cui confrontarsi nel corso delle indagini e delle investigazioni nella sostanza / contenuto musicale e nella texture / forma sonora. In ultima analisi la Musica delle Sfere è riconducibile a una metafora allargata a tutte le musiche che provengono, che vengono generate al di fuori di sé stessi, e ci sono state tante di queste negli ultimi 100 anni: serialismo, gli esperimenti nell’ambito delle accordature, e, ultimamente, i tentativi di creare sistemi musicali auto-organizzanti o caotici.

Salutando la nascita e lo sviluppo di sistemi di automatismo musicale, nel 1926, Arnold Schoenberg scrisse: "Ensuring the production of sounds and their correct relationship to each other, freeing them from the hazards of a primitive, unreliable and unwilling sound producer - to that degree the use of all mechanical musical instruments could be of the greatest advantage." (Garantendo la produzione dei suoni e della loro corretta relazione gli uni agli altri, liberandoli dai pericoli di un esecutore primitivo, inaffidabile e svogliato, l'uso di tutti gli strumenti musicali meccanici potrebbe essere di grandissimo vantaggio fino a quel punto). Nelle composizioni seriali di Schoenberg, e quelli di altri basati su sue idee - questa cacofonia di voci appena liberate aveva bisogno di una nuova accordatura e Pitagora poteva essere la persona giusta al posto giusto.


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