giovedì 21 gennaio 2010

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte quarta


Il compositore californiano Lou Harrison lo ha seguito con la sue accordature per orchestra prese dallo studio delle orchestre gamelan indonesiane e compositori tra cui La Monte Young, Pauline Oliveros. James Tenney, Glenn Branca e Ben Neill hanno varie volte ha adottato tali idee. Nella Just Intonation, agli intervalli tra le note vengono assegnati i valori in centesimi: il tasso di cambio è di 100 centesimi per semitono, il che significa che con apparecchiature abbastanza sensibili da poter essere sintonizzati al cento per cento, il numero di rapporti possibili può crescere esponenzialmente nell’ordine delle migliaia. Ci sono due effetti collaterali: in primo luogo, la Just Intonation si è rapidamente trasformata in una forma di matematica arcana, oggetto di tesi cervellotiche e criptiche nei dipartimenti di musica in tutto il mondo. In secondo luogo, dato che l’accordatura in Just Intonation mira a ridurre le dissonanze. i suoi adepti tendono a privilegiarne le qualità calmanti e invitanti alla meditazione. Non è un caso che questo tipo di accordatura abbia riscosso grande successo anche in ambito New Age o tra la cosiddetta ambient “seria” proposta da gente come Robert Rich e Larry Polansky. E non siamo molto distanti dai territori musicali di Pitagora, per il quale una delle funzioni principali della musica era quella curativa.

La Musica delle Sfere si sta combattendo per in altri teatri di guerra, non solo nei meandri oscuri delle teorie sull’accordatura. A volte bisogna guardarsi dal lupo romantico che indossa un camice bianco. Le visioni musicali di Karlheinz Stockhausen riguardo alla musica cosmica, per esempio, sono qualcosa di più di un semplice diversivo. Per Stockhausen le onde magnetiche musicali sono sempre state viste nei termini di come influenzano l’essere umano. "C'è sempre una musica delle sfere, ma questi suoni sarebbero il peggiore inquinamento acustico che si possa immaginare, sarebbero troppo forti". Not in my backyard, non nel mio cortile, in altre parole sarebbe il caso di suonare proprio i suoi capolavori. Licht, l'opera gigantesca che Stockhausen sviluppato nell’ambito di quasi tre decenni, è un concetto cosmico troppo lontano per la maggior parte degli osservatori. Attraverso l’astronauta-angelo Micheal, Stockhausen mette in scena le relazioni tra le leggi musicali e la sfera umana, dimostrandosi meno interessato a quello che succede quando la musica penetra nel campo sociale rispetto al modo in cui esercita la sua influenza mistica.

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