mercoledì 27 maggio 2009

File Under Culture&Art 1.0.5



"Non si può conoscere con l'esperienza una grande città: la sua vita è troppo complessa perché un qualsiasi individuo possa parteciparvi." Aldous Leonard Huxley (1894-1963)

Nel XX secolo il campo degli oggetti culturali è diventato allo stesso tempo più ampio (vi sono state ammesse più cose della nostra e di altre culture) e più denso (sono state realizzate e pubblicizzate più iniziative e più attività sono diventate luogo di sperimentazione stilistica).
La Storia dell'Arte tradizionale risolveva la faccenda ampliando lo spessore della linea che cerca­va di tracciare per includervi più fenomeni, così che era possibile parlare di musica moderna facendo riferimento a Duke Ellington e Frank Zappa oltre che a Stravinsky e Luciano Berio. Ma la premessa di fondo non era cambiata: c'era ancora l'idea che una linea esistesse (obiettivamente), che potesse essere trovata, definita e che avesse una direzione... che andasse da qualche parte, che la sua evoluzione fosse un'unica narrazione….
Al giorno d’oggi quest'idea mi sembra seriamente in discussione, in quanto contrapposta a un ampio e denso ambiente pieno di oggetti culturali connessi in maniera fittissima: linee e gangli nervosi che vanno in tutte le direzioni a seconda di chi sei, dove sei e di cosa stai cercando, vere cellule rizomatiche a spasso in un corpo senza organi.
Ecco l'idea chiave: se abbandoniamo l'idea che la cultura abbia un unico centro e immaginiamo che invece ci sia una rete di nodi attivi che possono o meno essere toccati ­in un preciso viaggio per quel campo, abbandoniamo anche l'idea che quei nodi abbiano un valore assoluto. Il loro valore cambia a seconda della storia di cui fanno par­e della loro importanza, un po’ come avviene con le monete correnti, i cui valori sono oggi fluttuanti e decisi momento per momento dal mercato, senza il riferimento aureo che una volta ci veniva fornito dalla Storia dell'Arte. Pensate ai moderni musicisti campionatori, come i DJ., il cui lavoro è essenzialmente la "cura" della propria collezione di dischi o di pattern sonori: creano nuova musica estraendola dalla combinazione di musiche esistenti. Pensate a Internet, al rete per eccellenza dove i messaggi si compongono-scompongono fisicamente attraverso i vari nodi per arrivare più velocemente al destinatario
Torniamo all’immagine urbanistica iniziale: vedo un gran disordine, un'estensio­ne urbana di oggetti culturali uniti dai viaggi che facciamo dall'uno all’a­ltro, che sono poi le storie che raccontiamo per connetterli fra loro, che a loro volta diventano nuovi meta-oggetti, musiche, ulteriori nodi nel campo denso.
Confesso di amare questa matrice spezzata, questa sensazione che tutto possa accadere, che possa realizzarsi qualsiasi collegamento, che tutto possa diventare all'improvviso importante e pieno di emozioni e signifi­cati. Una visione quasi animistica, forse anche a Empedocle (quello vero) sarebbe piaciuta.

Empedocle70

Nessun commento: