Empedocle70: La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra? Con quali strumenti suona?
Maurizio Grandinetti: Come per tanti l’incontro con la musica è avvenuto nei giardinetti della mia città in Calabria e con i dischi di mio fratello maggiore (molto maggiore). Alla fine degli anni settanta quei posti erano un universo incredibile. Quando andava via il sole erano pieni di ragazzi di ogni tipo, ogni estrazione sociale, politica e persino delinquenti. Eravamo lì per i motivi più disparati, ma tutti sotto un minimo comune: la musica, il rock, i cantautori. Per anni ho suonato ogni tipo di strumento rimediato in qualche modo, forse per questo oggi mi concedo il lusso di possedere strumenti molto belli. Ho strumenti di ogni tipo (classica 6 e 8 corde, acustiche, 12 corde, diverse elettriche inclusa un archtop, banjos, slide lapsteel).
E.: Ho letto che lei è proprietario di una Lacote del 1829 come è arrivata a lei questa chitarra e come mai la scelta della P.R.Smith per la chitarrra elettrica?
M.G.: Ho comprato la Lacote nei primi anni novanta da un chitarrista americano che ne possedeva due. In quegli anni ancora poteva capitare di trovarne a prezzi ragionevoli, perché non c’era ancora molto interesse. Io studiavo alla Schola Cantorum Basiliensis e attraverso quella chitarra e le lezioni con Hopkinson Smith ho imparato molto sul suono, o meglio ad ottenere il suono più bello e forte rispettando però le caratteristiche dello strumento. E’ incredibile il volume e le prestazioni di quella piccola cassa armonica in una buona sala, a patto però di stare alle regole, il che vuol dire tensione giusta delle corde e attacco delle dita in un preciso modo. Non ho scelto una PRS, non riesco mai a scegliere una chitarra elettrica. Ho una bellissima Prs 513, strumento molto versatile ed elegante, ma ogni tanto le preferisco anche altre chitarre meno nobili.
E.: Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sono le correnti stilistiche nella quale lei si riconosce maggiormente?
M.G.: Quando ero studente studiare un pezzo di musica contemporanea era come iscriversi al wwf e salvare un panda: una questione etica. Allora mi affascinavano più le idee della musica contemporanea (quelle di John Cage in particolare) che la musica in sé. Sentivo l’attrazione di potenziali territori inesplorati e di un rapporto dinamico con l’idea di repertorio (idea che oggi ho smarrito del tutto, sostituita da un work in progress permanente). Proprio questo modo di lavorare mi impedisce di riconoscermi in qualcosa. In realtà mi perdo costantemente, cercando di rintracciare un’identità in un’attività (la mia da solista e soprattutto di chitarrista dell’Ensemble Phoenix Basel) dai tanti risvolti.
E.: Lei opera in diversi progetti: Equivoci, Solid Body, Ensemble Phoenix Basel, Matteis Project, Guitarp Duo, Dedalo Guitar Project con Marco Cappelli… come mai così tanti interessi e come cambia il suo modo di suonare a seconda dei diversi contesti?
M.G.: Non sono interessi ma è il mio modo di fare musica, di stare al mondo attraverso la musica. Ed è una montagna di lavoro anche…. Ognuno di questi progetti ha avuto uno sviluppo che è durato anni, durante i quali sono cambiato io e il mio modo di suonare. Equivoci ad esempio oltre che dall’amore per John Cage nasceva dalla voglia di dimostrare che è possibile reinventare con poco uno strumento e un repertorio: le musiche non sono oggetti da museo da prendere, osservare, gustare e poi riposare al loro posto. Se si lascia lavorare il loro potenziale creativo cambiano costantemente e cambiano te. Il mio modo di suonare equivale al modo di ascoltare la musica (per quanto io ci possa riuscire) e cerca di essere sempre lo stesso, indipendentemente da quello che suono.
E.: Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?
M.G.: E’ importante come in tutti i lavori. Prepari una cosa bella e vuoi che arrivi al maggior numero di persone. E’ un desiderio sano.
continua...
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