venerdì 22 maggio 2009

Recensione di To Sail, To Sail di Fred Frith, Tzadik 2008



Domande da superquiz (quelli veri) di Mike Bongiorno:

- Chi era il chitarrista degli Henry Cow?
- Chi era il bassista dei Naked City?
- Chi era il chitarrista dei Massacre, Material e Skeleton Crew?
- Chi è il chitarrista che ha composto per L’Ensemble Modern?
- Insomma chi può vantare collaborazioni con tutti, ma proprio tutti? Da John Zorn, a Brian Eno, a Chris Cutler, a Antony Braxton, A Derek Bailey.. attraversando con il passo tranquillo del gentiluomo britannico (“Gentlemen alway walk, never run”) oltre 30 anni di musiche uscendone con una reputazione solida, impeccabile e semplicemente indiscutibile?
Signore e signori: il Professor Fred Frith! Con il Blog lo avevamo già incontrato con il suo concerto a Venezia dell’anno scorso e soprattutto nell’intervista a Paolo Angeli dove era stato citato questo disco, dato che uno dei brani, “Hopscotch Horizon”, è stato dedicato proprio al chitarrista sardo. Nulla di male quindi se torniamo a parlarne con questo disco eccellente, il primo interamente eseguito suonando una chitarra acustica. In questo disco Frith strizza letteralmente sé stesso e la sua chitarra realizzando un lavoro prodigioso e maturo, attingendo a quel vasto mare di esperienze accumulate nel corso della sua lunga carriera e facendo convivere influenze diverse come classica, contemporanea, blues, folk, gypsy ed improvvisazione libera, creando un affascinante nuovo mondo di suoni e sentimenti, al culmine di una forma impeccabile e essenziale. Se volete provare ad uscire dai soliti percorsi e tentare qualche nuova strada, questo è il disco che fa per voi.
Con To Sail, To Sail il Professor Frith salpa verso il mare aperto, libero da inutili zavorre, lui, la rotta e le carte nautiche, le decide da se!

Empedocle70

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