lunedì 31 gennaio 2011

Guitar Improvisation Project: Lucia D'Errico

EXITIME 07 - Voci del Contemporaneo di Carlo Siega




Contrariamente a quanto possa oramai sembrare, forse, presentare un concerto in pieno orario
pomeridiano - e di sabato, per di più- non risulta essere proprio una cattiva idea, soprattutto se la risultanza è un tutto esaurito.
Ideata e prodotta da Paolo Aralla e Francesco La Licata per l’ Ensemble FontanaMix di Bologna, la stagione EXITIME muove dalla volontà di creare nella sede del “Museo internazionale della
Musica” di Bologna un ambiente di incontri, concerti e seminari dedicati alla musica contemporanea, in cui sia i compositori ospiti, sia i musicisti, ma anche e soprattutto il pubblico
abbiano modo di interagire fra loro.
Questa settima edizione si presenta come un’ altra grande occasione per poter esplorare le “Voci del Contemporaneo”, dove l’ Ensemble FontanaMIX, ricombinandosi in cangianti formazioni,
condurrà il pubblico lungo un itinerario di cinque concerti tra i mesi di gennaio e aprile.
L’ inaugurazione quest’anno é stata affidata al trio composto dalla pianista Irene Pucci, al chitarrista Walter Zanetti e al contrabbassista Emiliano Amadori.



E’ proprio quest’ ultimo a muovere il primo passo, proponendo “Esplorazione del bianco I” per
contrabbasso solo di Sciarrino. Seguendo alcune tracce del compositore (riportate nell’ utilissimo
libretto di sala), Amadori si destreggia egregiamente in un luogo che rassomiglia ad un grande
deserto musicale, fatto di silenzi, increspature improvvise e sibili che sembrano cercare quei segreti che il bianco “allo sguardo comune non disvela” (Sciarrino).
“Io amo il suono sporco, distorto, violento, visionario che le musiche pop hanno saputo a volte
esprimere e che cerco di integrare dentro la mia scrittura”: questa breve dichiarazione di intenti
esprime in toto l’indole di “Trash TV Trance” del compianto Fausto Romitelli. In poco più di dieci minuti i formalismi in cui quasi tutti noi siamo ingabbiati vengono frantumati da un Mix demolitore fatto di loop, interferenze elettromagnetiche e distorsioni “grunge” cariche di inaudita ferocia.
Accordi come ruggiti creano barriere sonore che vanno ad intaccare sezioni ritmiche “loopate” dal colore decisamente più mite, come a trattarsi di un virus. A Walter Zanetti viene imposto dunque un lavoro estremamente intenso, ma a cui adempie coscientemente, trovando timbri e colori davvero personali.



Benché strutturato in un continuum, “Mantram” per contrabbasso solo e il primo movimento della “Suite n.11” per pianoforte del compositore Giacinto Scelsi chiudono idealmente la prima parte del concerto. Mentre la prima composizione si ispira ad un canto anonimo in cui riecheggiano nostalgici suoni di un Oriente ormai lontano, la seconda centra appieno un ideale di sfericità del suono tanto caro al compositore. Il suono estratto dalla fisicità apparentemente flebile di Irene Pucci si fa grosso, intenso... grandissimo. Infatti qui, una stessa nota, ribattendo a lungo, si amplia a tal punto da creare poco a poco una vera struttura armonica, dove - con le parole del compositore- “solo lì dentro c’è tutto”.
Per tentare di comprendere le “voci nuove” siamo chiamati necessariamente ad indagare il rapporto fra i grandi compositori del passato e le nuove espressioni della composizione contemporanea. E’ per questo che il compositore Maurizio Pisati si è offerto come architetto ed ingegnere per la costruzione di un ponte ideale tra l’estetica compositiva sua e del suo tempo con quella di Domenico Scarlatti. Le sonate K 27, K 466 e K 14 sono state presentate come termine di paragone per questo esperimento simbiotico: eseguite prima nella loro veste originale, sono poi state ripresentate tradotte per chitarra dal compositore milanese, eseguite dalle sei corde di Walter Zanetti. Qui “traduzione” non sta per trascrizione, ma incarna un lavoro di ri-elaborazione tematica, come se il pezzo non fosse stato scritto per pianoforte. Risulta quindi emblematica, in questo senso, l’ aggiunta di un Largo e di una Cadenza nel lavoro di traduzione della sonata K141 in re minore.
La stesse idee di manipolazione e ri-composizione presentano un assorbimento quasi totale del
linguaggio musicale scarlattiano, non potendo che sfociare in un lavoro di “parafrasi”: ecco, in
prima assoluta, la “Parafrasi Scarlatta” per chitarra e contrabbasso amplificati. E non poteva
chiudersi in altro modo questo intenso incontro con il FontanaMIX Ensemble se non con la
particolare consapevolezza di essere “heideggerianamente” eredi di una cultura che ancora oggi
mostra vivi segni di continuità.
Per altre voci, il prossimo appuntamento sarà sabato 5 febbraio.

Carlo Siega 20-01-2011

domenica 30 gennaio 2011

Di che musica sei? Programmazione musicale dal 31 gennaio al 5 febbraio


Di che musica sei?

Programazione musicale dal 31 gennaio al 5 febbraio 2011

Questa settiman doppio appuntamento "chitarristico"
31 gennaio ore 21 intervista a Andrea Aguzzi per il suo libro "121 Cd per la Chitarra Contemporana"!
3 febbraio prima puntata dedicata all musica di Bach per chitarra!

Su Radio Voce della Speranza

Nagoya Guitars by Steve Reich

sabato 29 gennaio 2011

Chahack de M.Pisati. Arturo Tallini

GIORNATA DELLA MEMORIA - CANTI EBRAICI E YIDDISH


sabato 29 gennaio · 20.30 - 23.30

Palazzo Libera - VILLA LAGARINA

con il Coro Femminile dei Quattro Vicariati
diretto da Quinto Canali

Chitarra: Mauro Tonolli
Violino: Vittorio Passerini

Letture relative alla Shoah e ai diritti umani
Narratore: Vinicio Cescatti

venerdì 28 gennaio 2011

Programma 2a edizione Giornata della Chitarra 29 gennaio


Intervista a Angelo Mirante, quarta parte


Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta.. Che musiche ascolta di solito?

Ecco la domanda più difficile! Sicuramente Bach, Maderna, Petrassi e penso al concerto per
orchestra, Bettinelli e scusate sono di parte, i Brani di Eugenio Becherucci, penso sopratutto
a “Noches!”

Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?

Di Bach Il Preludio, Fuga e Allegro BWV 998 (non è per niente, li sto ancora studiando e spero
almeno che su un isola deserta di avere abbastanza tempo per impararli bene), La Serenata per un satellite di Bruno Maderna, le Fantasie Catalane per chitarra e violino di Eugenio Becherucci, RARA di Sylvano Bussotti e Light Frameworks di Nicola Jappelli.

Il Blog viene letto anche da giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

Di non porre limiti al loro sapere e di avvicinarsi a ciò con assoluta umiltà.

Con chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare? Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?

Penso a Juan Falù (persona squisitissima). A Brouwer. A Jappelli, a Tallini, con il mio Maestro… Mi va di immaginare (tanto non costa niente) di suonare con Villa Lobos, Maderna ecc ecc. Mi piacerebbe suonare “Suoni notturni” e “Nunc” di Goffredo Petrassi, l'”Improvvisazione” per chitarra sola di Bettinelli e penso agl'ultimissimi brani di Jappelli. Ora lavoro sopratutto sul programma del Diploma di chitarra che ho quest'anno, incrocio le dita!

Ultima domanda, proviamo a voltare verso la musica le tre domande di J.P.Sartre
verso la letteratura: Perché si fa musica? E ancora: qual è il posto di chi fa musica
nella società contemporanea? In quale misura la musica può contribuire all’evoluzione di questa società?

Si fa Musica per capire la vera essenza della Vita, per apprezzarla meglio in tutte le sue sfaccettature e per evadere da essa. In che posto non lo so e per ora non mi pongo il problema, mi piacerebbe però prima o poi crearmi uno spazio all’interno di questo mondo.
La musica può contribuire all'evoluzione della società a livello determinate e importante: mi va di pensare ai ragazzi dell'orchestra del Venezuela!

Grazie Angelo!

giovedì 27 gennaio 2011

dotGuitar, il nuovo WeBlogMagazine italiano dedicato al mondo della chitarra (gennaio 2011)


I nuovi articoli di gennaio 2011:
• Incontri G.Cresta: Arturo Tallini e Magnus Andersson (intervista, disco, youtube) http://www.dotguitar.it/

NEW • Novità editoriali scelte P.Troncone: G.Kurtz, Suite per chitarra sola http://www.dotguitar.it/zine/novedit/kurtz1.html
NEW • Trascrizioni A.Altieri: O' sole mio http://www.dotguitar.it/zine/trasc/trascrizioni.html
• Didattica di base G.Signorile: Sor Studi op 31 n.2 e 23 http://www.dotguitar.it/zine/dida_base/sor31_2_23.html
• Analisi di base M.Rivelli: Sor Studio op 31 n.16 http://www.dotguitar.it/zine/analisi_base/sor_31_16_1.html
• Analisi di repertorio P.Viti: J.Rodrigo - Concierto de Aranjuez (2a parte) http://www.dotguitar.it/zine/analisi_rep/rodrigo4.html
• Approfondimenti G.Giglio: Per una "Teoria strumentale" - Il contributo di Abel Carlevaro (2a parte) http://www.dotguitar.it/zine/approfondimenti/carlevaro4.html
• Approfondimenti P.Bonaguri: Intervista a Gilberto Cappelli http://www.dotguitar.it/zine/approfondimenti/cappelli1.html
• Approfondimenti M.Bazzotti: Storia della chitarra in Russia (5a parte) http://www.dotguitar.it/zine/approfondimenti/storiarussia6.html
• Liuteria R.Del Prete: Intervista a G.Giussani (2a parte) http://www.dotguitar.it/zine/liuteria/giussani_2.html
• Chitarra dell'800 R.Calandruccio: F.Carulli: Gli amori di Adone e Venere - Sonata Sentimentale per Chitarra o Lira op. 42 (4a parte) http://www.dotguitar.it/zine/chit800/carullicalan16.html
• Analisi di base M.Corcella: M.Castelnuovo Tedesco - Caprichos de Goya op.195 (Capr.n.7) http://www.dotguitar.it/zine/analisi_base/castcorc12.html
• Attualità A.Ruggiero: Concorso "M.Pittaluga" - Alessandria http://www.dotguitar.it/zine/attual/alessandria1.html
• Attualità G.Signorile: Angelo Gilardino Concerto di Sancto Lucio de Coumboscuro - Prima esecuzione http://www.dotguitar.it/zine/attual/gila1.html
• Musiche D.Ascione: Un peu de bossa http://www.dotguitar.it/zine/musiche/ascione.html

Intervista a Angelo Mirante, terza parte


Nel 1968 Derek Bailey chiese a Steve Lacy di definire in 15 secondi la differenza tra improvvisazione e composizione, la risposta fu “In 15 secondi la differenza tra composizione e improvvisazione è che nella composizione uno ha tutto il tempo di decidere che cosa dire in 15 secondi, mentre nell’improvvisazione uno ha 15 secondi” .. la risposta di Lacy era troppo ironica o corrisponde a verità?

Gli do ragione!

Lei ha realizzato per AlchEmistica un suo Guitar Improvvisation Project, ci vuole parlare di questa esperienza e di come si è trovato con questa nuova realtà discografica?

Esperienza bellissima in toto: per le foto che sono servite per il video di presentazione, per la registrazione dei brani e per i brani stessi. Spero nella crescita di Alchemistica come punto di riferimento della nostra speciale scena musicale e gli auguro di avere sempre maggior diffusione.

Qual è il ruolo dell’Errore nella sua visione musicale? Dove per errore intendo un
procedimento erroneo, un’irregolarità nel normale funzionamento di un meccanismo, una discontinuità su una superficie altrimenti uniforme che può portare a nuovi sviluppi e inattese sorprese...

Qualcuno ha detto: “E' diabolicamente affascinate” e io mi sono ritrovato in questa frase. Si può pensare all’errore come il passeggiare e poi cosi all'improvviso, inciampare, cadere per mille motivazioni. Voglio pensarla cosi: quando tutto è bello, perfetto, “lindo e pinto” risulta poco realistico per il modo che ho di intendere la vita e la musica.

Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi?

Non possiamo cambiare il processo e la velocità degli eventi e come dicevo nella domanda precedente, sta soltanto nella nostra intelligenza ma sopratutto nelle nostre responsabilità, essere bravi a capire cosa è buono o meno per noi.


continua domani

mercoledì 26 gennaio 2011

CHIODI, musica di Maurizio Pisati


Sette bambine ebree e Far Away
di Caryl Churchill
regia di
Annig Raimondi
con
Maria Eugenia d'Aquino, Riccardo Magherini,
Annig Raimondi
scene e disegno luci Fulvio Michelazzi
costumi Nir Nagziel
dal 26 gennaio al 13 febbraio 2011
Teatro Oscar-PACTA.deiTeatri
Via Lattanzio 58
Milano
produzione PACTA.deiTeatri
ScenAperta AltomilaneseTeatri
DonneTeatroDiritti

Intervista a Angelo Mirante, seconda parte


Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?

Spero assolutamente che non ci sia mai una globalizzazione musicale, nel senso negativo del
termine. Auspico invece che si possa lavorare sul suo lato positivo perché, se gestita bene, questa situazione, può creare degli scenari e delle situazioni interessanti nella loro complessità. Ciò naturalmente sta nel nostro buon senso, perché noi musicisti siamo artefici e carnefici della nostra Vita Musicale e non.

Luciano Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica. L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che ruolo possono assumere la musica e i compositori contemporanei in questo contesto?

Spesso ho preferito, anche se con difficoltà, non accostare, meglio mischiare, le due cose. C'è
bisogno di essere preparati prima nella mente e nello spirito nel genere contemporaneo, queste sono le prime sensazioni che ho avuto io, e bisogna far fluire nell'esecutore e nell'ascoltatore sensazioni che siano buone o/e cattive, ma l'importante è far fluire qualcosa per me. Una frase che ricordo con affetto di Berio è che siamo macchine stupefacenti, programmati come computer.

All’affermazione di Berio Luigi Nono sembra aver risposto scrivendo: “Altri pensieri, altri rumori, altre sonorità, altre idee. Quando si ascolta, si cerca spesso di ritrovare se stesso negli altri. Ritrovare i propri meccanismi, sistema, razionalismo, nell’altro. E questo è una violenza del tutto conservatrice.” … ora .. la sperimentazione libera dal peso di dover ricordare?

Assolutamente No altrimenti si bara e se si bara, non è esecuzione libera.

Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?

Importantissimo quasi vitale dal punto di vista musicale. Perché è la vera essenza di una persona. Stemperare al momento ciò che provi: APOTEOSI!
Dario Fo per il teatro dice "Bisogna imparare ad andare a soggetto, distrarre la logica dal suo
andamento normale, un modo insostituibile per far emergere ciò che di ingiusto, di sbagliato c'è al mondo. I politici, per esempio, non sanno andare a soggetto"
Comunque non bisogna rifarsi a dei generi o correnti perché hanno Storia e cultura diverse, sono concepite come improvvisazioni per altre motivazioni, altre intenzioni, certamente con lo stesso fine.


continua domani

martedì 25 gennaio 2011

Intervista a Angelo Mirante su Frammenti di Radio Kairos Venerdì 28 gennaio ore 13


Frammenti è un programma radiofonico in onda su Radio Kairos
In fm a Bologna sui 105.85 fm e in streaming web dal sito http://www.radiokairos.it/
Tutti i venerdì alle 13:00 e in replica il martedì alle 19:00

Trenta minuti di musica da tempi e luoghi diversi
Racconti vicini e lontani che parlano di chitarre
Novità discografiche, concerti, interviste, notizie

http://radioframmenti.blogspot.com/

Intervista a Angelo Mirante, prima parte


La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra e con quali strumenti suona o ha suonato? Qual è il suo background musicale?

La mia passione per la chitarra è nata, ascoltando grazie ad amici, grandi concertisti e interpreti, come Segovia, Paco de Lucia, Williams, Bream tramite cd o musicassette e con loro ho iniziato a conoscere parte del Mondo meraviglioso della chitarra classica.

Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sono le correnti stilistiche nella quale lei si riconosce maggiormente?

In questa risposta non posso non citare il mio Maestro Eugenio Becherucci che è stato ed è un vero e proprio Guru per me. Ricordo il primo giorno di conservatorio: entrando in classe per far lezione per la prima volta con Il Maestro Becherucci, lo trovai a suonare Helmut Lachenmann "Salut für Caudwell”. Con questo penso di aver detto tutto! Ancora oggi affermo con orgoglio che il “Prof” m'ha cresciuto a Pane e Lachenmann. E' indubbio che la mia corrente stilistica preferita sia quella contemporanea, non dico che sia stato un rapporto facile da subito con essa, ma ben presto ci siamo piaciuti!!!

Lei ha studiato con il Maestro Eugenio Becherucci, come si è travato con la sua didattica musicale?

Come avete avuto modo di capire nella risposta precedente, con “Il Prof” mi sono trovato molto bene, e mi trovo tutt'ora molto bene (sono ancora sotto la sua buona ala). Ho spesso pensato di essere stato molto fortunato ad avere un insegnante come lui: pacato ed esauruiente nel modo di spiegare, pieno di passione per lo strumento, con una cultura grandissima per la musica in generale.
Una qualità che mai negherò al Professore è che sicuramente m'ha insegnato che la musica è
esprimersi, è emozionarsi, far vibrare i propri polsi per poi trattenere quasi a stento le lacrime per la sua bellezza e il suo fascino…insomma per me è un vero e proprio Maestro di Vita, e auguro a chiunque di conoscerlo.

Sembra essersi creata una piccola scena musicale di chitarristi classici dediti a un repertorio innovativo e contemporaneo, oltre a lei mi vengono in mente i nomi di Elena Càsoli, Arturo Talini, Maurizio Grandinetti, Marco Cappelli e David Tanenbaum, David Starobin, Marc Ribot con gli studi di John Zorn … si può parlare di una scena musicale? Ci sono altri chitarristi che lei conosce e che ci può consigliare che si muovono su questi percorsi musicali?

Con assoluta umiltà l'accostamento a questi Grandi Musicisti per me è troppo. Non ho ancora
molta esperienza in questo settore e in generale, quindi lascio la scoperta di nuovi talenti ai Maestri su citati e al “Prof” appunto. Mi dispiace non posso aiutarvi! Sicuramente nell'insegnare, ai miei discepoli parlerò di questa pratica, di questo modo di suonare la chitarra Liberamente.




continua domani

lunedì 24 gennaio 2011

Angelo Mirante: Guitar Improvisation Project


Download and listen to it on

Angelo Mirante: Biografia


Angelo Mirante frequenta l'ultimo anno di chitarra presso il Conservatorio di Musica Licinio Refice di Frosinone con il M° Eugenio Becherucci. Ha partecipato a masterclass con il M°Leo Brouwer, M°Jorge Cardoso e tenute dall'Eon Guitar Quartet. Ha frequentato inoltre masterclass
di Composizione e analisi con il M° Pompeo Vernile. Ha collaborato con il Coro dell’Università degli studi di Cassino e partecipato a manifestazioni con il patrocinio dell’Università stessa.
Fa parte dell'Orchestra di Chitarre del conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Organizza il Festival Internazionale di Chitarra di Castrocielo. Dirige l'orchestra di Chitarre di Castrocielo. Ha partecipato come concertista in manifestazioni musicali patrocinate dalla Pro Loco di Castrocielo, dal Comune di Castrocielo, dalla Provincia di Frosinone e dalla Regione Lazio e anche nel Festival di Chitarra di Bologna.
Durante i suoi anni di studio ha sviluppato un interesse particolare del repertorio contemporaneo, aderisce al progetto al Guitar Improvisation Project promosso dalla net Label AlchEmistica.

domenica 23 gennaio 2011

sabato 22 gennaio 2011

IKONA GALLERY: LUIGI VIOLA KADDISH Mercoledì 26 gennaio


Mercoledì 26 gennaio 2011, alle ore 18, verrà inaugurata a Venezia nella sede di Ikona Gallery in Campo del Ghetto Nuovo 2909 la mostra di Luigi Viola, Kaddish, nell’ambito del programma della Città di Venezia per la ricorrenza del Giorno della Memoria 2011.

In Kaddish Luigi Viola tocca le corde più sensibili della propria poetica, segnando una tappa emblematica del proprio viaggio nella memoria. I lavori qui raccolti sono stati realizzati in
Polonia nel 2010 e sono il frutto, come sottolinea l’artista stesso, di una riflessione radicale sul tema del dolore, dell’itinerario dell’uomo non soltanto nella sofferenza più cieca ma nel completo annientamento e privazione della propria umanità, un viaggio inconfrontabile “ai confini dello spirito” ( secondo l’espressione di Jean Améry ) che, allo stesso tempo, ci permette di accedere alla vastità del sacro, inteso anzitutto come inesausta interrogazione sul senso.”

Giorgio Tortora: "Races, Sliwowitz & anomalous Smiles" for 4 guitars

Giorgio Tortora: "Races, Sliwowitz & anomalous Smiles" for 4 guitars
Performed by "Athanor guitar quartet"
Video by Paul David Redfern

venerdì 21 gennaio 2011

Recensione di Sharp? Monk? Sharp! Monk! di Elliott Sharp (2006, Clean Feed Records)


Questo è il terzo cd registrato da un chitarrista e dedicato alla musiche del grande Thelonius Monk che ascolto e recensisco negli ultimi due anni .. ma cosa ha la musica di questo pianista, di questo nume tutelare del jazz per affascinare così i chitarristi e invitarli a misurarsi sulle strane alchimie dei suoi standards?

Questa volta è il turno di Elliott Sharp, curioso guitar geek dalla testa aerodinamica e dal talento inconfondibile. Vero veterano “laurea honoris causa” della scena downtown anni ottanta, Sharp ha saputo intelligentemente e creativamente distribuire il proprio talento tra composizioni di musica contemporanea per quartetti d’archi, quintetti blues hard-core, elettronica, musica orchestrale, colonne sonore, jazz d’avanguardia e utopie chitarristiche, il tutto senza mai un passo falso e guadagnandosi una reputazione perfetta e intaccabile e una discografia a dir poco chilometrica.

Ecco perché questo disco con cinque brani di Monk completamente rivisitati per solo chitarra acustica mi attira così tanto: speravo in una nuova visione, in una nuova originale prospettiva musicale. E non ne sono rimasto deluso. Se dovessi fare una paragone architettonico questo disco sta al modo “classico” di intepretare Monk come il Museo Guggenheim di Bilbao di Frank Gehry sta a quello di New York progettato da Frank Lloyd Wright: un colpo di vento, nuove possibilità, nuove idee. Già suona come una dichiarazione di intenti il fatto che diversamente da altre cose di Sharp qui non troviamo effetti di computer, noise o i feedback lancinanti a cui noi suoi devoti siamo da tempo abituati, ma il “semplice” suono di una chitarra acustica.

Mentre la musica di Monk sarà sempre il “Monk” universale, qui Sharp la reinterpreta con le sue dita immerse nel mondo folk, quasi apalachiano, del fingerpicking. Sicuramente le sue immersioni nel blues con la band Terraplane hanno lasciato il segno dato che Bensha Swing sembra suonata da Woody Guthrie e Epistrophy balla sul manico della sua chitarra a una velocità che la rende improvvisamente irriconoscibile. Certo i puristi del jazz come Wynton Marsalis ci troveranno molto da dire, ma questo non è Monk in naftalina ma è Sharp che suona il “suo” Monk! In che altro modo potreste sentire Monk suonato con una tagliente chitarra slide? E che dire di ‘Round Midnight? Tutta la storia del jazz è pronta a giudicare un musicista per come suona questo standard. Sharp riesce a fornirne una lettura allo stesso semplice ma completamente estraniante, una revisione completa uscendo completamente da qualsiasi canone e lasciando a bocca aperta l’ascoltatore.

Ho deciso di amare moltissimo questo disco, che tra l’altro viene proposto in un confezione cartonata bellissima, un richiamo irresistibile per un feticista del disco come in sottoscritto. Lunga vita Mr. Sharp!

giovedì 20 gennaio 2011

Giornata della Chitarra Classica 29 gennaio 2010


Chi fosse interessato a partecipare contatti pure gli organizzatori.

Giorgio D'Ambrosio

Iniziativa: "GIORNATA DELLA CHITARRA CLASSICA"

SCOPO:
1) Dare alla possibilità al chitarrista classico che ne sente la necessità di esibirsi davanti ad un pubblico.
2) Far conoscere la chitarra classica in larga scala.

L'EVENTO
Consiste in una giornata al mese dedicata alla chitarra classica.
Qualunque chitarrista classico può presentare un programma da concerto della durata massima di 30 min. Il pubblico sarà formato dagli altri musicisti e da chi semplicemente vuole partecipare come spettatore.
La durata massima dell'evento è di 3 ore. E' gradita la partecipazione per tutta la durata.
Nel caso la il totale delle esibizioni sforasse dalle 3 ore, gli organizzatori si preoccuperanno di ridurre le singole durate delle esibizioni con l'accordo dei musicisti.
Gli organizzatori si occupano di creare un programma della giornata e di tenerlo aggiornato nella pagina di Facebook relativa all'evento di quel mese. Prima del concerto il programma viene "bloccato" e si esegue così come scritto. Solo gli organizzatori possono modificare il programma.
Il programma del concerto è libero (dalla musica antica alla contemporanea, riarrangiamenti propri o proprie composizioni) e può includere anche formazioni da camera.
Non saranno tenute lezioni di nessun genere e sarà proibito pubblicizzare attività al di fuori dell'attività stessa o fare annunci al pubblico di tali attività.
la sede e le date sono in fase di definizione.

PARTECIPAZIONE
La partecipazione dei musicisti e degli uditori (chiunque fosse interessato è ben accetto) è gratuita, ma, è richiesta da parte di tutti la collaborazione nel pubblicizzare l'evento e nell'invitare altre persone di modo che i musicisti abbiano la possibilità di suonare davanti ad un pubblico gremito.
Può partecipare all'evento in qualità di spettatore chiunque sia interessato ad ascoltare della buona musica.
Chi fosse interessato a partecipare contatti pure gli organizzatori.

Giorgio D'Ambrosio email: giorgiodam1@hotmail.it

mercoledì 19 gennaio 2011

“White Sounds”, Lanterna Rossa


giovedì 20 gennaio 2011_ 21.00
Conservatorio della Svizzera italiana
entrata libera

Dopo il successo del precedente evento firmato Lanterna Rossa, dove il pubblico ha avuto modo di partecipare ad una vera e propria art experience, tornano in scena musica, video e teatro sapientemente intrecciati dal visionario regista Fabrizio Rosso e la sua equipe di lavoro del Conservatorio della Svizzera italiana in collaborazione con il visual designer Roberto Mucchiut.
Con “White Sounds”, Lanterna Rossa lascia l’inferno di “Diavoli&Demoni” e si avventura in un’esplorazione del bianco e dei suoi significati.
L’evento è scandito dal ritmo del giorno e della notte.
La fase notturna, di un bianco lunare, arriva con l’Inverno di Vivaldi, un vero e proprio paesaggio sonoro sospeso, una dimensione senza gravità. Ascolteremo L’esplorazione del bianco di Salvatore Sciarrino, mentre alcuni frammenti del film Sogni di Akira Kurosawa ci faranno incontrare Yuki-onna, la donna delle nevi.
Sarà poi il giorno, dal bianco solare e accecante. Con esso l’opportunità di riflettere sui suoni bianchi ossia l’azzeramento di tutte le frequenze che danno come risultato il rumore bianco.
Si tratta dello stesso fenomeno che possiamo osservare nei colori, che mescolati insieme producono il colore bianco.
Ascolteremo quindi Third born unicorn di Giovanni Verrando, brano dalla candida violenza e vedremo scene tratte dal film Angelic Conversation di Derek Jarman dove il bianco si eleva alla purezza.
Alva Noto, le cui creazioni musicali sono costruite a partire dal rumore bianco, farà da cornice a tutto lo spettacolo. Anche il pubblico sarà parte dell’opera per eliminare i limiti di un contesto ormai desueto, il palcoscenico e la platea.
Verranno forniti camici bianchi da indossare prima di prendere posto e con dei metronomi gli spettatori realizzeranno la messa in scena del pezzo di György Ligeti, Sinfonia per 100 metronomi.
Immancabile, al termine del visual concert, la proposta di un piatto declinato secondo il tema del bianco. Lanterna Rossa è un progetto di Spazio21 del Conservatorio della Svizzera italiana. Spazio21 è nato per coordinare e stimolare le
attività interdisciplinari e quelle legate in particolar modo alla creazione contemporanea.

Interpreti
Maristella Patuzzi, violino
Barbara Zanichelli, soprano

Gruppo Barocco
Alberto Franchin, violino primo
Tiziano Baviera, violino secondo
Juan Sciuchez Mouhel, viola
Kerem Brera, violoncello
Beniamino Calciati, clavicembalo

Gruppo Sciarrino
Désirée Albicker, violino
Gabriele Gardini, flauto
Matteo Marca, sax baritono
Silvia Cignoli, chitarra

Attori e performer
Pietro Luca Congedo, Norris
Laura Chareun, Siria Medici, Figuranti Bianche
Roberto Mucchiut, video e light design
Fabrizio Rosso, regia

Giovedì 20 gennaio _21.00
Conservatorio della Svizzera italiana
Lugano
Entrata libera

martedì 18 gennaio 2011

Attività e Masterclass Conservatorio di Udine 2011


CONSERVATORIO STATALE DI MUSICA
“JACOPO TOMADINI”
P.zza 1° Maggio - UDINE


MASTERCLASS e SEMINARIO

“LA MUSICA CONTEMPORANEA E I NUOVI LINGUAGGI”

Docente: ELENA CASOLI




Periodo: 7,8 marzo 2011

Info 331-9079369

stefanoviola1@alice.it

Recensione di “Sambossa” (E. Geszti, D. Lazzari) di Leonardo De Marchi


Il duo “Giuliani”, formato dalla flautista ungherese Emőke Geszti e dal chitarrista italiano - ma ungherese d'adozione - Daniele Lazzari, fa il proprio debutto nel mercato discografico con “Sambossa”, registrato a Budapest nel giugno del 2007. Il titolo, citazione da un brano di Celso Machado, dà una chiara idea del programma, contenente musiche di autori di area sudamericana (lo stesso Machado, M.D. Pujol, Cardoso, Piazzolla) ed europei (Kleynjans) che si ispirano a stilemi presenti nella musica della medesima area geografica.
Il repertorio latino-americano di fattura popolare - ma sarebbe meglio dire “popolareggiante” - è composto perlopiù di pagine che spaziano da atmosfere espressive fresche e vivaci ad altre più patetiche e malinconiche. E' difficile trovare in esso un'autentica profondità, né si può dire che raggiunga vette espressive pari a quelle del repertorio latino-americano più consolidato nella tradizione esecutiva della chitarra (Villa-Lobos, Piazzolla, Ponce, Barrios, Jimenez Manjon).
E' quindi un repertorio a cui è necessario avvicinarsi rinunciando a restituirne un'immagine “profonda”, che in ultima analisi non gli appartiene, e puntando piuttosto ad esaltarne la genuina freschezza e vivacità. Se esso viene affrontato con enfasi e pathos eccessivi – procedimento che è testimoniato, ad esempio, da molte letture facilmente reperibili sui maggiori contenitori multimediali della rete – il risultato rischia di essere innaturalmente forzato.
Questo pericolo è stato evitato da Emőke Geszti e Daniele Lazzari. L'impressione generale che ricaviamo all'ascolto di “Sambossa” è di leggerezza e di un'espressività che risalta in maniera efficace tanto nei brani più ritmici e vivaci (soprattutto in “Bordel 1900”, primo movimento dalla celebre “Histoire du Tango” di Astor Piazzolla) quanto in quelli più lirici e cantabili (ci riferiamo alle “Deux arias” op. 92b di Francis Kleynjans). Si tratta inoltre di una lettura precisa, che denota un solido senso dell'insieme ed un buon affiatamento reciproco tra gli interpreti.
Il risultato finale è valorizzato da un'ottima presa di suono, curata dal fonico Zoltan Bukovicz, che restituisce un suono chiaro e naturale, forse leggermente compresso nella gamma dinamica ma dalla buona riverberazione.
Un buon esordio, quindi, da parte di un duo che ci auguriamo di sentire quanto prima in una nuova prova discografica.

lunedì 17 gennaio 2011

Atelier Chitarristico Laudense: stagione internaz.di chitarra classica 2011 Lodi

Recensione di Bruno Bettinelli Complete Works for Guitar di Davide Ficco (2011 Naxos 9.70026)


Davide Ficco ritorna con una nuova prova discografica con questo cd fresco di stampa per la prestigiosa casa discografica Naxos, etichetta che negli ultimi anni sembra essersi riservata il ruolo di presentare e imporre al pubblico una serie di opere e di compositori per chitarra contemporanei di alto livello e profilo.

Dopo la monografia su Carlo Mosso uscita nel 2003 per la Stradivarius, e i lavori su Ponce (2008) e Apasionata (2010) per Guitart esce ora questa edizione integrale delle musiche per chitarra composte da Bruno Bettinelli. Nato a Milano nel 1913 Bettinelli ha studiato al Conservatorio "G. Verdi" della sua città, dove è stato per anni titolare della cattedra di composizione e dalla cui classe sono usciti numerosi musicisti noti ormai in campo internazionale sia in veste di compositori, sia in quella di esecutori o musicologi. Cosa non indifferente, questo compositore ha dedicato notevole attenzione alla chitarra classica realizzando diverse composizioni di notevole pregio e interesse. In un arco temporale che va dal 1970 al 1994 sono stati composti: Improvvisazione (1970), i Cinque Preludi (1971), i Quattro Pezzi (1972), la Sonata Breve (1976), i Dodici Studi (1977), Come una Cadenza (1983), Notturno (1985) e le Mutazioni su Tre Temi Noti (1994). tutti ascoltabili nel cd.

L'opera di Bruno Bettinelli discende direttamente dalla ricerca di uno spazio strumentale “puro”, non melodrammatico né eccessivamente melodico, perseguita in Italia dalla precedente eccezionale generazione di compositori che comprendeva Casella, Malipiero, Ghedini e Petrassi, generando una scrittura rigorosa e stringata, asciutta, ritmicamente (precisa e) ben definita, ma allo stesso tempo ariosa e cromaticamente intensa, che i chiaroscuri della chitarra sa interpretare con proprietà ed eleganza

Un’opera monografica rigorosa che conta ben 30 tracce, per una durata complessiva di quasi 74 minuti. (praticamente) In questo cd c’è un intero universo musicale, l’intera ricerca personale, durata una vita, di uno stile unico, al di fuori di qualunque rigida scuola o moda musicale; una via, che sa di una Milano che parla ancora delle nebbie dei Navigli, che mostra una gentile tenacia, una educata laboriosità, una tranquilla modestia.

Davide Ficco ha saputo avvicinarsi con rispetto e sincerità a questa forma mentis incidendo con la sua chitarra un lavoro splendido che spero, contando sulla distribuzione internazionale che la Naxos può offrire, possa avere un rapido ed efficace riscontro. Mi permetto di mettere in risalto l’eccezionale rapporto prezzo/qualità di questo cd e il fatto che esso uscirà col prossimo numero del Fronimo, accompagnato da una ricca e esaustiva trattazione da parte dell’autore.

Per ulteriori informazioni: http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=9.70026

domenica 16 gennaio 2011

venerdì 14 gennaio 2011

Video: L. Brouwer: Estudios Sencillos 11-17 (Daniele Lazzari, guitar)

Intervista a Daniele Lazzari di Leonardo De Marchi, quarta parte


LDM: So che oramai da qualche anno vivi in Ungheria. Cosa vuol dire essere musicisti in Ungheria? Quali le differenze a tuo avviso più significative rispetto all'Italia?

DL: Prima di venire in Ungheria, la mia esperienza di musicista si era svolta esclusivamente in Italia. L'effetto è stato devastante: mi sembrava essere arrivato in un altro mondo. Naturalmente lo dico in senso positivo. Sembra che gli Italiani all'estero si divertano a denigrare l'Italia, ma non è così. Osservando la situazione del Bel-Paese dall'esterno ci si rende conto che la situazione è molto più grave di quel che si crede. L'Ungheria, lo sanno tutti, versa in condizioni economiche molto più precarie di quelle dell'Italia eppure, proprio in questo momento, le iniziative dello Stato e anche dei privati sono volte a rafforzare la cultura, la scuola, le infrastrutture e la qualità dell'istruzione. Non ci sono stati tagli finanziari alla scuola anzi, posso dire che i fondi stanziati a favore dell'istruzione artistica qui in Ungheria, rispetto a tre anni fa, sono aumentati. Gli enti musicali risentono della crisi, come nel resto del mondo, ma nonostante ciò nessuno è stato mandato a casa. Si moltiplicano invece le iniziative per rendere il mondo dell'arte sempre più interessante e competitivo.
A differenza dell'Italia la gente stima, quasi ammira i musicisti, perché riconosce la difficoltà del nostro lavoro, la scelta di fare dell'arte la propria ragione di vita. In Ungheria mi sento rispettato, la mia professionalità è riconosciuta e la buona notizia è che questa è una situazione generalizzata. I teatri e le sale da concerto, a quanto mi risulta, vengono ristrutturati o rimodernati e non chiusi e, nonostante la crisi, si riempiono ancora. I giovani poi, consapevoli delle proprie capacità, possono ritagliarsi i propri spazi e investire nel proprio futuro artistico. Molti di loro, condizionati dall'andazzo generale mondiale, dai concorsi musicali e dalle carriere fulminanti ad essi legati si buttano a capofitto in queste avventure. Secondo me sbagliano, perché a casa hanno già tutto quello che gli serve. Anche in Ungheria si organizzano questi grandi festival internazionali di chitarra: è interessante sapere che l'Ungheria è il Paese dei Festival. Si organizzano Festival che vanno dal cibo, alla musica, al cinema, etc. E naturalmente il primo Festival al mondo di chitarra è nato in Ungheria, ad Esztergom. Ormai i migliaia di festival di chitarra nel mondo sono un business e non un fatto culturale. Un business per i chitarristi, fatto dai chitarristi e per i chitarristi e non un fatto culturale come dovrebbe essere. In Ungheria, quando si crea un evento non ci si rivolge soltanto agli appassionati o agli specialisti. Ci si rivolge alla comunità intera, alla gente comune, che quando opportunamente sollecitata accorre in massa alle manifestazioni. Mi sembra invece che il “mondo della chitarra” sia diventato oggi un mondo autoreferenziale: questo è un tipo di globalizzazione dannoso!

LDM: Ti rivolgo una domanda classica per gli ospiti di “Chitarra e dintorni”: quali sono i cinque spartiti e le cinque registrazioni che vorresti portare nella fantomatica isola deserta?

DL: Ammesso che sia un isola deserta di lusso :) , porterei con me il doppio DVD (Warner Classics) di Miklós Perényi e András Schiff in cui c'è la registrazione di tre dei cinque concerti (tutti con programmi differenti) che due anni fa hanno tenuto all'Accademia Liszt di Budapest, in occasione dei sessanta anni dello stesso Perényi. Mi è particolarmente caro per due ragioni. La prima è che ero presente a quei concerti che hanno destato in me una profonda impressione: una delle vette più alte del far musica che io conosca, un punto di riferimento. L'altra ragione è che quel DVD è stato un regalo affettuoso di mia moglie: eravamo insieme durante quei concerti, condividendone l'emozione.
Per quanto riguarda gli spartiti, ne porterei solo se avessi con me una chitarra: quei pallini neri sul pentagramma sono morti senza l'esperienza uditiva che li rende vivi. Certo, la musica che amo vive in me senza bisogno di partiture e chitarra, ma è diverso. In ogni caso, credo che non potrei rinunciare alla musica di Bach. Attualmente sto preparando, fra le altre cose, la Chaconne e mi compiaccio del fatto che un pezzo così non possa mai annoiare. Per quanto profondamente vada la nostra ricerca, è sempre possibile cercare e trovare dell'altro: è magnifica!

giovedì 13 gennaio 2011

Video: F. Tarrega: Capricho Arabe (Daniele Lazzari, guitar)

Intervista a Daniele Lazzari di Leonardo De Marchi, terza parte


LDM: Hai registrato il tuo primo cd in ambito cameristico, avvalendoti della collaborazione di una flautista. Che ruolo ha la musica da camera nella tua attività musicale?

DL: La musica da camera torna a periodi nella mia vita. Il dover preparare concerti di musica da camera è un'attività, quando capita, che assorbe tutte le mie energie intellettuali e fisiche. Voglio dire che pur essendo una persona coscienziosa, quando mi capita di suonare con altri è un imperativo per me essere sempre e comunque più preparato possibile, per rispettare quelle scadenze che quando si suona da soli si ha la comodità di organizzare con più tranquillità. Ho suonato in duo con flauto, violino, in duo, trio e quartetto di chitarre, con il pianoforte, in insiemi misti diversi. Ma devo dire che i concerti che ricordo con più affetto sono quelli con i cantanti. I cantanti con i quali ho auto il piacere di esibirmi erano tutte persone fini e sensibili e musicalmente molto preparate. E' proprio in questo modo che ho incominciato ad amare il Canto.
Quando la musica da camera viene fatta ad un livello sufficientemente alto è una magnifica occasione di allargare i propri orizzonti musicali ed umani.

LDM: Che chitarre suoni?

DL: Ho suonato per circa 12 anni su una Antonio Cardenal-Gonzalez dal suono caldo e proiettato. Attualmente suono una chitarra di Kim Hee Hong (Alma Guitar), un liutaio coreano di incredibile talento, famoso in Asia ed in USA, quasi sconosciuto in Europa. Si tratta di una chitarra double-top (doppio abete) dal suono brillante, con un perfetto equilibrio polifonico, uno spettro dinamico più che soddisfacente ed altre qualità che apprezzo. Ho cercato tanto la mia chitarra ideale: sembra che ora l'abbia trovata. E' la chitarra che ho utilizzato nel CD “Classical Guitar Jewels”.

LDM (domanda da chitarristi) Che corde usi?

DL: Quelle che vanno meglio alle mie dita... non mi va di fare pubblicità all'industria di corde! Posso dire solo che quelle che uso, oltre che per il timbro del suono, le scelgo perché durano a lungo, dato che sono pigro quando si tratta di cambiare le corde.

LDM: Quali sono i tuoi progetti musicali a medio-lungo termine?

DL: Attualmente sto preparando la registrazione del prossimo CD da solista. Un altro progetto è quello di realizzare un gruppo cameristico con musicisti ungheresi. Sono arrivato in Ungheria relativamente da poco tempo, per cui sto facendo un po di gavetta, anche se parto da una posizione privilegiata: insegno al Conservatorio e ogni tanto mi capita di dare qualche concerto. Dopo la fatica enorme di iniziare a comunicare in ungherese, lingua difficilissima, sto provando ad inserirmi in quest'ambiente musicale molto vivo e stimolante. I musicisti ungheresi hanno una preparazione musicale molto solida, c'è molto da imparare da loro. Le scuole ungheresi, i conservatori sono molto buoni e conservano un aspetto umano molto importante. I dirigenti, gli insegnanti e gli allievi sono tutti uniti nello sforzo di ottenere il risultato migliore. Inoltre il percorso didattico musicale è perfettamente strutturato e le varie istituzioni didattiche, dalla scuola materna al dottorato dell'Università, sono interconnesse. Una situazione quasi commuovente, per me che vengo dalla poco confortante situazione educativa italiana, che mi da la forza di programmare il mio futuro sulla base di questo lavoro.

continua domani

mercoledì 12 gennaio 2011

Video: JS Bach - Suite Bwv 995 a-moll - Gavotte I-II / Gigue (Daniele Lazzari, guitar)

Intervista a Daniele Lazzari di Leonardo De Marchi, seconda parte


LDM: Quali sono le zone del repertorio chitarristico che ti interessano di più?

DL: Negli ultimi anni mi sono dedicato alla musica della prima parte del novecento, con particolare riferimento a quegli autori il cui stile è una commistione di nazionalismo musicale e impressionismo. Sto pensando ad autori come Torroba, Ponce, Villa-Lobos, ad esempio.
Ma anche gli altri periodi storici mi attirano: dalla musica antica alla nuova musica per chitarra che sia essa nuova musica consonante, live electronics o altro genere. Certamente risulta impossibile occuparsi di tutto. Nei primi anni studio leggevo ed eseguivo tutta la musica che mi capitava sottomano, ora invece amo dedicarmi ad una ricerca attenta ed accurata sui singoli pezzi. E' un lavoro che è distribuito su lunghi periodi, anni addirittura. Attualmente me lo posso permettere: essendo fuori dai grandi circuiti concertistici, posso dedicarmi alla musica che più mi piace, senza dovermi preoccupare di programmare a lungo termine programmi da concerto. L'esperienza giovanile però mi è molto servita per sviluppare quella capacità critica che consente di comprendere rapidamente la forma musicale: una qualità molto utile quando c'è l'esigenza di preparare un nuovo pezzo in breve tempo e che ritengo fondamentale nell'attività di insegnante.
Molte volte rifletto sul fatto che sia molto più facile da comprendere la musica contemporanea di quanto comunemente si creda. Quando ci troviamo ad intraprendere lo studio di un brano nel quale tutto è “diverso”: la scrittura, persino l'assenza di un pentagramma, l'ostacolo (più che altro psicologico) da superare è quello di usare il nostro strumento in modi inusuali o comunque diversi da come facciamo con la musica classica, “modi alternativi” nei quali il compositore è riuscito ad esprimersi. Non sempre troviamo allegata alla partitura una spiegazione precisa di come sia possibile suonare quel brano con la chitarra. E' una magnifica occasione per l'interprete di liberare la fantasia! In Ungheria nei libri che utilizzano gli studenti di chitarra sono presenti sin dall'inizio, accanto ai classici Giuliani, Carulli, Aguado, Sor etc., pezzi di autori moderni e contemporanei specialmente ungheresi. Gli studenti si cimentano sin da subito in maniera molto naturale con i brani di Béla Bartók, György Ligeti, Barna Kováts, Lajos Papp, Iván Patachich, Sándor Szokolay, György Kurtág.. e naturalmente di Zoltán Kodály che è sempre presente.
In Ungheria la musica in tutte le sue sfere è considerata un fattore fondamentale nella formazione culturale. Gli enormi sforzi operati a suo tempo da Kodály, da Jardanyi poi e da tantissimi altri hanno fatto in modo che oggi nel Paese ci sia una grande alfabetizzazione musicale. I concerti sono frequentatissimi, sopratutto da giovani e nei cartelloni figurano spesso concerti di musica contemporanea. Lo Stato sostiene i giovani interpreti, i compositori e gli studenti, fornendo per questi ultimi praticamente gratis l'istruzione musicale, ma anche i libri e lo strumento musicale a chi ne ha bisogno: non è infrequente trovare studenti che fino al diploma accademico usano uno strumento musicale in prestito dalla scuola. Una volta Kodály disse che: “l'educazione musicale di un bambino deve incominciare nove mesi prima della sua nascita”, poi qualche anno dopo si corresse: “l'educazione musicale di un bambino deve incominciare nove mesi prima della nascita di sua madre!”. Il senso di questa frase è chiaro: bisogna fare in modo che l'identità musicale di un popolo diventi parte integrante della società in cui vive. Mi piacerebbe che anche in Italia si ragionasse in questo modo, prima che la nostra identità culturale e musicale, frutto di secoli di civiltà, venga definitivamente annullata dalle scelte insensate dei governi.

LDM: So che nutri un forte interesse per la musica di Manuel Maria Ponce. Com'è nato il tuo amore per questo autore? In cosa lo senti affine alla tua sensibilità? Nel tuo cd “Classical Guitar Jewels” in particolare ti sei confrontato con uno dei capisaldi della produzione chitarristica non solo ponciana, ma dell'intero novecento: le “Variations et fugue sur la Folie d'Espagne”. Vuoi parlarci di questa scelta? E' un brano molto conosciuto che però non si sente così spesso...

DL: La prima volta che ho ascoltato Ponce è stato dalla chitarra di John Williams in un disco che vidi nella vetrina di un negozietto ad Amsterdam. Fu il primo disco di chitarra che acquistai. In mezzo a tanti pezzi di carattere e autori diversi c'erano anche le “Tre Canzoni Popolari Messicane” di Ponce. Il disco mi piacque a tal punto che avevo il desiderio di suonare tutti i pezzi della lista. Ero al primo o secondo anno di chitarra ma in pochi anni ci sono riuscito!
Quello che mi piace della musica di Ponce è la sua genuina musicalità, sensibilità, inventiva e sapienza compositiva che si traduce in un equilibrio formale perfetto, sopratutto nei piccoli brani come ad esempio, in quelle piccole gemme che sono i preludi.
Veniamo alle Variazioni sulla Follia. Anche io credo che sia un pezzo molto importante per il repertorio, facendo però delle considerazioni importanti. Il pezzo così com'è potrebbe essere incompleto: le ricerche musicologiche hanno accertato che manca un preludio iniziale (Segovia in una lettera a Ponce scrive che nel suo concerto all'Operá di Parigi lo ha eseguito e che però poi ha deciso di non consegnarlo all'editore per la pubblicazione). John Duarte ha ipotizzato che alcune variazioni siano state escluse da Segovia (cosa già successa per i preludi dei quali ne pubblicò 12 su 24) e ne rintraccia una: il Postlude inciso da Segovia in un disco per la RCA. Tutte notizie che però bisogna prendere “con le molle”, dato che sfortunatamente la stesura originale è andata perduta e tutto quello che ci rimane è la versione pubblicata da Segovia. Cosicché diciamo che questo è un pezzo importante, ma si ha il sospetto che non sia un insieme organico. Risalire esattamente a come lo aveva concepito il compositore è impossibile. In ogni modo, sono soddisfatto del risultato ottenuto e ringrazio pubblicamente tutte quelle persone, in particolare i musicisti, che si sono complimentati per il valore musicale della mia interpretazione.

continua domani

martedì 11 gennaio 2011

Di che musica sei? Programazione musicale dal 10 al 15 gennaio




Di che musica sei? Programazione musicale dal 10 al 15 gennaio 2011

Su Radio Voce della Speranza


La programmazione settimanale

Maurizio Pisati 15 gennaio 2011Bologna, Museo della Musica - Sala Eventi, Strada Maggiore 34 h.17.00


15 gennaio 2011Bologna, Museo della Musica - Sala Eventi, Strada Maggiore 34 h.17.00


Maurizio Pisati




Maurizio Pisati
PARAFRASI SCARLATTA
per Chitarra e Contrabbasso
• K141-Allegro. Dapprima originale, poi traduzione e ora parafrasi. Lo stesso pezzo ma non la stessa musica: una sintassi differente e “scarlatta” come una rosa, un "verbo" da arrossire, o una malattia infantile, che prenderemo tra il finire dell’inverno e l’inizio della primavera.
• Prima esecuzione
Walter Zanetti, Chitarra ed Emiliano Amadori,Contrabbasso
• Voci del contemporaneo a cura di Exitime e Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
FontanaMix/Solisti

Walter Zanetti; Chitarra, Emiliano Amadori, Contrabbasso; Irene Puccia, Pianoforte

Video: Manuel Ponce - Tres Canciones Populares Mexicanas (Daniele Lazzari, guitar)

Intervista a Daniele Lazzari di Leonardo De Marchi, prima parte


Leonardo De Marchi: Com'è nato il tuo amore per la musica e per la chitarra?

Daniele Lazzari: Il desiderio di suonare uno strumento musicale è nato ascoltando mia sorella suonare il pianoforte (lei già prendeva lezioni da qualche anno). Inoltre, ascoltavo gli LP di musica sinfonica che erano in casa. Con i miei risparmi comprai una chitarra classica “Clarissa”. Probabilmente della chitarra mi affascinava il suono e la possibilità di portarla agevolmente ovunque, a differenza del pianoforte che ugualmente mi attirava. Non conoscevo bene la chitarra come strumento classico e quando nella scuola di musica il mio insegnante me ne fece conoscere le potenzialità me ne innamorai definitivamente.

LDM: Con chi hai portato avanti il tuo percorso? Quali esperienze didattiche (e non solo) ti hanno segnato di più? Come mai le ritieni importanti?

DL: Durante gli anni ho incontrato tanti bravi insegnanti, fra cui alcuni pianisti che frequentavo e che mi permettevano di assistere alle loro lezioni. Con alcuni si è instaurato un rapporto di amicizia durevole. Per quanto riguarda la chitarra devo molto ad Arturo Tallini e Giuseppe Pepicelli sotto la cui guida ho preparato rispettivamente il Diploma ed il Master ad indirizzo interpretativo. Naturalmente ho seguito come allievo effettivo molte master-class di chitarra ma anche di altri strumenti da uditore. Fra i chitarristi, l'incontro con Carlo Marchione si è rivelato illuminante: uno stimolo importante per tutto il lavoro che ho fatto da quel momento in poi. Ho studiato per tanti anni il Metodo Feldenkrais con Pepicelli approfittando di questa sua dualità di Maestro di Chitarra e Feldenkrais che egli mirabilmente coniuga. Per qualche anno sono stato studente di Canto al seguito di vari maestri, fra cui ricordo con molto affetto Pino Coluzzi di cui apprezzo l'instancabile entusiasmo e la profonda conoscenza della tecnica di emissione. Mi sembra quasi impossibile enumerare tutte le esperienze che in qualche modo ritengo formative per me stesso nell'arco di più di vent'anni, ma sono certo del fatto che quello che è presente nella musica che suono, raramente è giunto alla mia attenzione attraverso il convenzionale percorso di studio. La mia formazione musicale è stata tortuosa fino a quando non ho deciso, con grandi sacrifici, di andare a cercare ciò di cui avevo bisogno. Una delle più importanti esperienze è stata forse l'incontro con Júlia Alexa, una pianista ungherese di enorme talento che quotidianamente da qualche anno mi comunica il suo sapere e mi aiuta a crescere. Doppia fortuna, visto che è diventata anche mia moglie!

LDM: Quando si parla con un artista si è sempre curiosi di conoscere il suo immaginario e, più in generale, quali esperienze intellettuali lo hanno costruito e lo alimentano. Di conseguenza voglio porti due domande. La prima: quali generi musicali ascolti? Suoni o ti interessano altri strumenti musicali?

DL: Naturalmente mi capita di ascoltare altri generi musicali ma principalmente preferisco ascoltare la musica classica, possibilmente suonata dal vivo. La città in cui vivo, Budapest, è molto attiva da questo punto di vista e spesso vado ai concerti. L'opportunità di ascoltare i migliori interpreti del mondo, solisti o orchestre che siano, è per me la maggior fonte di ispirazione, forse l'esperienza intellettuale principe.

Come ho accennato prima, ho studiato canto per qualche anno. Ho voce di tenore e da qualche anno faccio parte del Coro della “Filarmonica Santo Stefano Re d'Ungheria – Zuglói Filharmónia” di Budapest che svolge intensa attività concertistica che mi ha permesso di partecipare a numerosi eventi di portata internazionale sotto la direzione di personalità come Zoltán Kocsis, Ken-Ichiro Kobayashi, Yuri Simonov, Gergely Menesi solo per citarne alcuni. E' meraviglioso prendere parte all'esecuzione dei pezzi con coro più significativi di Bach, Haendel, Purcell, Mozart, Haydn, Beethoven, Honegger, Orff, Bernstein, Frigyes, Borodin, Kodály etc. che normalmente un chitarrista non ha modo di vivere dall'interno di un'esecuzione.

LDM: La seconda: hai vissuto e/o vivi altre esperienze intellettuali oltre alla musica? Come le vivi? In che modo secondo te possono conciliarsi (sempre se possono farlo) con la tua ricerca artistica?

DL: Sono stato studente di Chimica all'Università a un passo dalla laurea: all'ultimo anno ho abbandonato per dedicarmi definitivamente soltanto alla musica. Amo molto leggere e sono un appassionato di cinema. Anni fa amavo disegnare e dipingere: è un'attività che desidero riprendere. Ritengo che ogni attività intellettuale in generale faccia parte della ricerca artistica ed accresca in qualche modo l'immaginazione. Ma, per quanto mi riguarda, hanno un ruolo fondamentale anche le esperienze affettive, l'amicizia, la curiosità verso il prossimo.

continua domani